PLAYLIST della SETTIMANA

Music  

By Marghe 

martedì 31 marzo 2009

0

"Rivoluzione... o forse no?"

Di Alessia Manferdini

La maschera "io sono Saviano" dal sito http://iosonosaviano.it/


Periodo di grandi rivoluzioni nel settore dei media. Da oggi De Bortoli torna in Via Solferino a dirigere il “Corriere della Sera” e Gianni Riotta lascia mamma-Rai per sostituirlo alla guida del “Sole24ore”. Grandi manovre ai vertici insomma. Mentre i più gioiscono di questi cambiamenti - indubbiamente importanti - in una realtà più piccola, meno conosciuta e (purtroppo) meno influente c’è chi non bada a queste cose perché impegnato a combattere ogni giorno contro tutti.

Parlo di Pino Maniaci, conduttore di Telejato, una tv siciliana che detiene il record per il maggior numero di querele ricevute a causa della sua attività antimafia. Maniaci è stato anche accusato di esercitare abusivamente la professione di giornalista in quanto non iscritto all’ordine.

Tra tutta questa euforia per le nuove assegnazioni e mentre impazza il toto nomina per il nuovo direttore del TG1, la presenza di Saviano a “Che tempo che fa”, mercoledì scorso, è passata in sordina.

Nessuno vuole – e probabilmente non potrebbe nemmeno – parlare di mafia o anche solo di chi pratica questo giornalismo e scrive cose che per molti è più comodo far finta di non vedere.Ecco che allora si riempiono le pagine dei giornali con notizie “copertura” che servono a nascondere i problemi reali.

Forse si è dimenticato che il giornalismo non dovrebbe badare ai giochi di potere, ma continuare a fare quello per cui è nato: informare e denunciare!La vera rivoluzione non dovrebbe essere rappresentata dalle grandi manovre politiche, ma dal fatto di iniziare a smascherare i problemi che ci sono, per parlare del marcio – più o meno – nascosto.

Saviano vive sotto scorta perché ha denunciato gli affari illeciti della mafia e Maniaci fa la stessa cosa da anni ma nessuno ha mai sentito parlare di lui. Troppo scomodo. Sarebbe bene ricordare che la mafia non è un problema del sud, ma dell’Italia intera, come ha detto Saviano nel programma di Fazio. Troppo comodo girarsi dall’altra parte e ignorare.

Continua a leggere!
1

Letture - SCRIBD

Di Margherita Marchioni


Oggi non parliamo di libri effettivamente letti ma di un sito che vi permetterà di leggerne tanti! Stiamo parlando di Scribd, sito in lingua inglese che permette non solo di caricare online i propri manoscritti (che si tratti di romanzi o di ricette della nonna, non fa alcuna differenza), ma anche di scaricare e leggere libri interi gratuitamente. 

Il Times ha pubblicato pochi giorni fa un articolo che accusava Scribd di pirateria letteraria. Tuttavia, questo sito ha una tattica molto valida per non incorrere in azioni illegali. Se qualcuno carica sul suo server un libro protetto da copyright e i proprietari lo segnalano, Scribd lo elimina immediatamente. Una sorta di YouTube dei libri. La legge, infatti, non ritiene denunciabile una società (in questo caso Scribd) se essa non sa di stare infrangendo un copyright.

Sul sito, all'interno del quale il Times ha navigato, si potevano trovare i libri di Harry Potter, passando per le opere di Follett, Grisham e Hornby. Secondo il Times, gli autori avrebbero fatto causa al sito. La denuncia è stata però smentita dai proprietari stessi di Scribd, che hanno affermato che il loro sistema elimina automaticamente i libri coperti da diritto d'autore e non permette di ricaricarli altre volte. Allo stesso tempo, molte case editrici stanno offrendo i loro libri gratuitamente a Scribd, perché si rendono conto che è molto meglio sfruttare i lettori in rete, piuttosto che allontanarli a tutti i costi.

Quindi, vi consigliamo di dare un'occhiata a questo sito, che magari non tutti saranno in grado di sfruttare completamente, a causa della lingua straniera di cui si serve, ma che potrà sicuramente dare qualche spunto a chi desideri intraprendere un progetto analogo qui in patria.

L'iscrizione è gratuita, non servono nomi o cognomi e nemmeno una conferma di attivazione via e-mail.
 
Continua a leggere!

lunedì 30 marzo 2009

0

"Condomini sostenibili"

Di Margherita Marchioni

Il rispetto per l’ambiente deve essere insegnato e il Comune di Castel Maggiore ha deciso di farlo partendo da un condominio, quello di via Parri 38, referente del progetto “Condomini Sostenibili 2008”. L’Assessorato all’ambiente e la società ferrarese “Punto 3”, che si occupa di sviluppo sostenibile, hanno infatti organizzato una serie di incontri con i cittadini residenti nel condominio, volti alla divulgazione delle buone pratiche ambientali in ambito domestico. E’ stata data loro la possibilità di partecipare a vere e proprie lezioni riguardanti i comportamenti corretti dal punto di vista ambientale orientati al risparmio.

Prima dell’inizio del progetto, è stato analizzato l’edificio, per stabilirne le caratteristiche e individuare punti di forza e di criticità della struttura relativi a consumi e impatti. I dieci piani del condominio ospitano 105 persone, con relativi appartamenti, garage e cantine. Ad ogni famiglia è stato distribuito un questionario, per capire quali siano le buone pratiche ambientali già in uso e quali, invece, siano carenti.

La prima area di indagine su cui si è indagato è il consumo di prodotti biologici. I risultati non sono entusiasmanti: è emerso che il 41 percento delle famiglie del condominio di via Parri compra raramente frutta e verdura biologiche, mentre il 33 percento non lo fa mai. Gli altri prodotti biologici, come latte e biscotti, vengono acquistati solo dall’11 percento delle famiglie. I motivi di questo scarso acquisto sono fondamentalmente due: il “costo elevato”, principalmente, e “il sospetto che non siano veramente biologici”. I prodotti equo-solidali, invece, non vengono acquistati mai (33%) o raramente (41%) soprattutto a causa della scarsa conoscenza che i condomini hanno su di essi. C’è inoltre chi non si fida e chi li ritiene troppo costosi o difficili da reperire.

Passando al tema dell’energia, tutti i partecipanti hanno fatto acquisti finalizzati al risparmio. La quasi totalità dei partecipanti (22 su 26 questionari compilati) ha acquistato elettrodomestici in classe A e lampadine a basso consumo, mentre molti condomini acquistano pile ricaricabili, riduttori di flusso e termostati o termovalvole. La situazione sembra quindi in miglioramento, in quanto le persone sono interessate ad investire nel risparmio energetico.

Sono scarsamente conosciuti, invece, i marchi di certificazione Ecolabel ed FSC (Forest Stewardship Council), che garantiscono la sostenibilità di mobili, elettrodomestici e carta. Passiamo all’acqua: la maggior parte beve acqua minerale in bottiglia di plastica che è la modalità di distribuzione con peggiore impatto ambientale. Una percentuale limitata beve acqua del rubinetto, depurata e non. Nessun condomino usa acqua in bottiglie vuoto a rendere o in taniche, perché, probabilmente, si tratta di una pratica poco diffusa anche in termini di offerta. Chi compra le bottiglie di plastica ammette di farlo solo per abitudine, solo il 29% per il sapore sgradevole dell’acqua di rete. Spiegandone i vantaggi sia economici che ambientali, sarebbe sicuramente possibile convincere molte famiglie a usare acqua del rubinetto.

L’idea era quella di partire da un nucleo, quello di via Parri, per poter poi estendere il progetto a tutta la città, in caso di esito positivo” dice l’assessore all’ambiente Belinda Gottardi “Volevamo mostrare ai cittadini che se si ha un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente nelle pratiche quotidiane e domestiche, si riesce anche a risparmiare”. I risultati degli incontri verranno presentati martedì 31 marzo alle 21, alla sala dei Cento di piazza 2 Agosto.

Continua a leggere!
0

ITALIANS: "L.A. GABBIA DORATA"

Di Veronica Lenzi


La sensazione che si prova scendendo da un volo transcontinentale con destinazione U.S.A. è simile a quella di un pioniere del 1800 che va alla ricerca dell’oro in una terra inesplorata. Per quanto si possa essere critici verso l’universo America, è impossibile non provare un filo di timore reverenziale misto al suo contrario, ovvero quella che qui definiscono “il solito senso di superiorità europeo”. A mio parere questo accade perché l’America è davvero un paese grande e potente, come i motori dei SUV, gli hamburger extra large e le strade infinite ricordano costantemente al viaggiatore. 

Se sulla East Coast questo sentimento si perde in gran parte fra grattacieli eleganti e un sentito fervore culturale, dal Midwest in avanti, fino alle coste del Pacifico, l’America si dispiega come un continente senza mezze misure. Succede così che il giovane europeo, magari un po’ nostalgico della dimensione maggiormente umana del Vecchio Continente, ricerchi all’interno del campus (o del quartiere in cui risiede) la sensazione del paese, della piccola città ancora chiusa fra le mura medievali. Così facendo, non si accorge, forse, di stare seguendo esattamente la regola di vita dell’americano medio: vivere in un grande paese, ma garantirsi un vicinato conosciuto e controllabile. 

I quartieri benestanti di Los Angeles (escludendo quelli per ricconi) sono piccoli castelli dorati, uno vicino all’altro, ma quasi impermeabili, in modo da ricreare tanti piccoli villaggi in una città altrimenti immensa e per molti aspetti alienante. Da studentessa, spenderò due parole su Westwood, il quartiere dove si sviluppa UCLA. Come è prevedibile, l’età media del circondario non supera di molto i vent’anni, e ogni sera (escludendo rigorosamente le settimane degli esami finali) c’è qualche festa a ricordarlo. Stranamente i negozi che si estendono nel quartiere non sono però i classici supermarket economici o i pub per tasche vuote. Sarà che siamo nella glam city, ma nel ristretto arco di qualche km quadrato è possibile trovare una pasticceria francese, una decina di ristoranti che variano dal thai, all’americano, al vegano, un negozio di racchette da tennis dove non accettano carte di credito (forse l’unico in America), fiorai, italian deli e persino una piccola falegnameria. L’università coabita in armonia con questa cittadina nella città, ma difficilmente vedrete studenti comportarsi da studenti fuori da Westwood. Allo stesso modo, non vedrete mai alcuni tipi di automobili, o di persone, fuori da Bel Air. 

Il prezzo da pagare per rendere un'anima intima e domestica a una città che è stata costruita sull’esagerazione e sulle luci della ribalta è vivere in gabbie dorate che non comunicano fra loro, impedendo quindi una reale dimensione collettiva. Così, il giovane europeo si accorge, con un po’ di presunzione che fatica ad essere lavata via, che l’America è grande e varia, ma che spesso sono gli americani per primi a non saperlo, o a non ricordarlo più… mentre il Vecchio Continente, forse per le sue dimensioni ristrette o le sue lotte intestine, forse per qualche gene da esploratore che ancora permane nei suoi abitanti, è più abituato a guardare oltre (e dentro) i propri confini. 

Continua a leggere!

domenica 29 marzo 2009

0

Gli anni '80 di Repubblica

Di Margherita Marchioni

"Il meglio e il peggio degli Anni 80" è il titolo di una galleria fotografica che potete guardare su Repubblica online, a questo indirizzo. Dalle Charlie's Angels alle top model di quegli anni. I Police e gli Shalamar. Il Punk e gli Skinhead. Dallas e Dinasty, passando per Maradona e Michael Jackson. Date un'occhiata e tuffatevi in un mondo fatto di spalline e capelli cotonati!
Continua a leggere!
0

RISULTATI: "Cane=Pericolo"

Continua a leggere!
3

"BigBid: aste al ribasso"

Di Margherita Marchioni

Tutti conosceranno il famoso sito di aste online Ebay. A volte rischio di perdermi tra i suoi tesori nascosti. Se si tratta però di acquistare un televisore nuovo, una macchina fotografica digitale o un ipod, sono tra quelli che non si fidano e preferiscono spendere qualche euro in più, piuttosto che rischiare di vedersi recapitare, magari da Hong Kong, un prodotto che non funziona e che non ha la garanzia per farlo riparare. 

Girovagando su internet ho trovato un sito di aste chiamato BigBid, che parte dal meccanismo opposto rispetto ad Ebay. Ovvero: non si aggiudica il prodotto chi offre di più, ma chi offre di meno. Voi tutti penserete 'Ma allora basta offrire sempre 1 centesimo e siamo sicuri di vincere'. Purtroppo no: la vostra offerta più bassa deve anche essere unica. Nessuno deve aver offerto la stessa cifra.

Non avendo ancora provato a partecipare, non posso dirvi se sia conveniente o meno, ma le regole le ho lette e qualche fregatura in più, rispetto ad Ebay, c'è! Per partecipare alle aste dovete usare dei crediti, acquistati in precedenza. Vale davvero la pena di spendere dei soldi per ricaricare il proprio account e poi sprecare i crediti in aste che non vincete? I fortunati che si sono portati a casa un televisore 40'' con 60 centesimi di sicuro saranno entusiasti. Ma chi continua a non vincere? Su Ebay almeno non spendi nulla se perdi! E ricominci con un'altra asta. BigBid mi puzza di gioco d'azzardo, che rischia di farti spendere di più di quello che ti intaschi.

Se tra di voi c'è qualcuno che ha provato a partecipare, si faccia sentire! Mi piacerebbe avere una vostra opinione.


Continua a leggere!
0

Foto della Settimana

Jack Osbourne, 8 anni, tocca i denti di un T-Rex meccanico durante lo spettacolo "Walking with Dinosaurs", a Londra. Lo show ha per protagonisti 15 dinosauri meccanici a grandezza naturale.

Continua a leggere!

sabato 28 marzo 2009

0

"Liz Smith, regina del gossip, saluta il New York Post"

Di Margherita Marchioni


Erano 33 anni che la regina del gossip Liz Smith - una sorta di Carrie Bradshaw 86enne - aveva una sua colonna sul New York Post. Poi è arrivato Murdoch, che ha comprato il giornale e si è ritrovato in piena recessione. E allora, bye bye nonnina! A comunicare - via lettera - alla giornalista che il suo contratto non poteva essere rinnovato è stato Col Allan, arrivato al N.Y. Post 8 anni fa. Liz continuerà a scrivere per Variety e per il sito wowOwow.com. Ma ci viene spontaneo pensare che non sarà la stessa cosa!

Lo spunto per questo articolo ci è arrivato da D di Repubblica della scorsa settimana. Peccato che, per il loro pezzo nella sezione "D People", abbiano usato la foto sbagliata. La Liz da loro pubblicata è l'attrice omonima, che di simile alla gossip girl del N.Y. Post ha solo l'età! Qualche controllo in più prima di andare in stampa non farebbe male.

Una perla di Liz sul matrimonio: "All weddings, except those with shotguns in evidence, are wonderful" ("Tutti i matrimoni, eccetto quelli con qualche sparo di troppo, sono meravigliosi")
Continua a leggere!
0

Flickr Artist: FITZHUGHFELLA

Di Margherita Marchioni

"Girl on a beach"

All the photos are property of Fitzhughfella

Il secondo fotografo di Flickr che vi presento è inglese, si chiama Duncan Holley, ma il suo nickname è  "FITZHUGHFELLA". Quello che mi ha colpito dei suoi scatti è la grande varietà di mezzi usati e di risultati ottenuti. Si serve solo di macchine fotografiche a basso profilo, poco costose e spesso di plastica. Gli effetti che riesce ad ottenere sono sbalorditivi e i suoi colori sembrano riportare in vita gli anni '50 nel mondo contemporaneo. Lo abbiamo intervistato e ci ha spiegato un po' di cose sulla sua passione per la fotografia e sulle tecniche che usa. (Per il momento è disponibile solo l'intervista in inglese, durante il weekend spero di riuscire a tradurla e ad inserirla anche in italiano)

Visitate il suo portfolio su Flickr!

Visit his Flickr portfolio!

"Blowin' the blues underground"

1) Why only Lo fi plastic film cameras for you? what's special about them? and how many do you have? (Perché usi solo macchine fotografiche poco costose e di plastica? Che cosa hanno di speciale? Quante ne hai?)

I have always been keen on photography since the 70s and maintained that interest into the digital age when I bought an expensive digital SLR. Around that time I joined Flickr but I soon found I was bored with producing the same old stuff and lacked direction. Then I stumbled across a photo on someone's stream which blew me away - it was a blurry rain shot taken with something called a LC-A. I asked the person who took the photograph (a girl living in Brooklyn, New York) about her work (which was superb) and she recommended I get a Holga and a LC-A which I did. Within a few weeks I had discovered the world of toy cameras and I sold my digital DSLR and all the lenses even though they were only a few months old.
I had never used 120 film before and at first I found the light leaks and all the other peculiarities a bit offputting but soon grew to love the randomness as well as the quality of 120 film. I am always on the look out for different aspects of toy cameras and once I see a picture I like on Flickr I check out which camera took it and then I try and get hold of a similar camera and try and "get the same look". The last camera I bought is an Agfa Clack a( 6x9) toy camera made in Germany from the 60s. I have quite a few Holgas including a Holga pinhole and one that does 35mm sprockets. A couple of Dianas, a Brownie Hawkeye Flash with the lens reversed to give a blurry effect, a Horizon 202 which does 35mm panoramas and a Lubitel 166B in which I use Agfa slide film and then cross-process.
I also have some polaroid cameras, a Daylab and a Vivitar slide printer which I use for transfers (see below). I am running out of space. If I had to recommend one camera for someone new to Toy Cameras or Lo Fi work it would be the Holga without a doubt.

"Calshot Spit tugboat"

2) How long have you been photographing? What are your main inspirations? (Da quanto tempo fai fotografie? Quali sono le tue maggiori fonti d'ispirazione?)

I started as a boy in the 60s with a Kodak Instamatic and never lost interest although I would say I am as keen now as I ever was - mainly because I discovered medium format film and cheap cameras. There is nothing like scanning your negatives and suddenly seeing your work pop up onto your computer screen. You don't get that with digital. Toy cameras take photography back to basics - so many people I know have really expensive digital cameras which they hardly use - I think photography has been cheapened a little by it being so easy to point and shoot without thinking.
My inspirations? No one famous really. There are quite a few on Flickr who have taught me so much. Many live in the States where I think (film) photography education is taken much more seriously. The Holga became famous via the colleges in the States and out there toy photography is treated as an art form in itself.

"I'd like to teach the world to sing"


"Hope Cove"

3) Let's talk about polaroid transfers and your book. Is it difficult to do? how did you get in touch with this process? (Parliamo della tecnica di trasfer delle Polaroid e del tuo libro. E' difficile da fare? Come sei venuto a conoscenza di questa tecnica?

Again it was through Flickr that I became aware of the process that is called Polaroid Image Transfers but, because I could not at first get hold of a polaroid camera that took peel apart film, I had to buy a day lab (a machine which turns prints into polaroids) and a slide printer (which does the same with slides). At first I thought the process to be awkward but after a few mistakes I soon got the hang of it and enjoy it immensely. It sounds harder to do than it actually is. After the polaroid emerges from the Daylab you just peel apart after 10 seconds - instead of the full 2 minutes - and then press the still developing negative half onto some art paper and let it develop on that. However, it seems the peel apart film is running out now Polaroid have stopped trading so maybe the art will die out but I see some people use Fuji film for transfers but it is more complicated. I still have a few hundred polaroid (669) in my fridge so that will keep me going for a while. The book I did through Blurb - and I just gave it to my family and friends - it has not entered the best sellers yet :)

"Lanterns"

4) You shoot great BW but also great COLOUR photos. Which one do you prefer? Do you use them depending on the subject or on your mood? (Scatti dei magnifici bianco e nero, ma anche foto a colori grandiose. Quale preferisci? Scegli uno dei due a seconda del soggetto o del tuo stato d'animo?)

Thanks for saying so Margherita! Yes is the quick answer to your question. At first with my low fi work I preferred colour because of the cross-processing and colourful lightleaks but again, inspired by people on Flickr, I noticed that b+w shots can be so atmospheric, especially when it is cloudy (which is a lot in the UK). When the weather is sunny I usually reach for a Holga or my Lubitel but, if it is raining, I will use a Diana+, on a B setting, or a special Holga which I keep especially for black and white.

"The Gipsy's Horse"

Continua a leggere!

venerdì 27 marzo 2009

0

"Relazioni Pericolose"

Di Alessia Manferdini

Chissà a quante donne sarà capitato di pensare: ‘Se il mio compagno mi tradisse con un uomo, sarebbe un vero tradimento?’. Tra chi dice che non ci sarebbero paragoni con una relazione con una donna, chi invece pensa che il tradimento sia tale a prescindere dal sesso dell’amante e altre che sostengono che diventerebbero amiche della nuova coppia, dimenticando tutto all’istante… si è alzato un bel polverone.

Per eliminare ogni dubbio, è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione, che toglierà le donne da qualsiasi impiccio: la relazione gay del marito (ma si suppone anche viceversa) è a tutti gli effetti tradimento, perché viene infranto il dovere di fedeltà. Questo è quello che ha sancito la Cassazione con la sentenza 7207 confermando l’addebito della separazione a carico del marito marchigiano che aveva intrapreso una liaison con il commesso del suo negozio. L’uomo ha provato a spiegare ai giudici che la relazione omosessuale non è paragonabile ad un tradimento vero e proprio, ma non è riuscito a convincerli, per questo il marito fedifrago deve allo moglie 500 euro al mese di mantenimento. ...

"Anche la relazione omosessuale del marito - hanno detto i magistrati di merito - costituisce violazione dell'obbligo di fedeltà e motivo di addebito a carico del coniuge che vi è incorso, a meno che quest'ultimo provi che la pratica omosessuale è dovuta ad una condizione morbosa di tipo psico-patologico tale da impedirgli la prosecuzione di una normale attività sessuale con l'altro coniuge e da rendergli nel contempo ineluttabile quella concretamente seguita".

Proprio un periodo incasinato per la sessualità: prima “Luca era gay” di Povia, poi Piero, che sta con Remo da 15 anni, si innamora di Adele (nel film “Diverso da chi?”) e, per finire, il marito che dopo anni di matrimonio si innamora del suo commesso.

Ma c’è sempre un lieto fine: Luca adesso sta con lei, Piero, Remo e Adele vivono tutti e tre insieme felici e contenti, e la moglie tradita? Tutte le certezze in un solo momento crollano e ci si ritrova a dover affrontare qualcosa che prima, magari, si credeva impossibile.. ma questo forse è il bello dell’imprevedibilità della vita!

Chissà se nel mantenimento della moglie marchigiana sono comprese anche le spese per le eventuali sedute dallo psicanalista?


Continua a leggere!
0

"Rifugiati a Disneyland"

Di Margherita Marchioni

Riprendiamo un articoletto di Loretta Napoleoni, pubblicato la scorsa settimana su Internazionale, ispirato a sua volta alla front page story del New York Times dell'11 marzo.

La recessione ha colpito anche MickeyMouse&Co. Il ramo di Disneyland che si trova in California (ad Anaheim per essere precisi) ha registrato un forte calo di clienti. Al contrario i motel americani, dai colori pastello e con piscina, sono pieni. Perché?

Semplice: le famiglie che hanno perso il lavoro e la casa a causa della crisi dei mutui subprime si sono rifugiate lì. Vengono chiamate "Motel Families" e sono più di 1000 solo nella zona di Orange County (altro che Marissa e Ryan del famoso telefilm). Si vive tutti insieme in camere minuscole, con dei piccoli angoli cottura. Gli armadi vengono usati come culle per neonati e i ragazzini si arrangiano sui letti per fare i compiti.

Per farvi un'idea potete provare ad immaginare - per chi lo conosce - l'hotel Pamela (zona San Pietro in Casale), preso d'assalto da famiglie di 3, 4 o 5 persone. A volte anche di più. 

Continua a leggere!
0

"La primavera?...Sarà colorata!"

Di Barbara Grazia


L’idea forte che arriva direttamente dalle passerelle, per l’inizio della primavera, è l’accostamento audace e improbabile dei colori. Colori che abbinati insieme potrebbero far rabbrividire chi non riesce ad abbandonare il classico e rassicurante guardaroba black&white.

Bisogna osare: arancione e rosa, rosso e azzurro , giallo e viola. Questo è quello che insegna anche Custo Barcelona, lo stilista che abbina le tinte più forti e i materiali più stravaganti! Look aggressivo e, se vogliamo, anche un po’ da teenager!

Ma ci sono alcune regole fondamentali da seguire: il “clashing colours” funziona se si evitano disegni, sfumature, lasciando spazio solo a pennellate di colore; limitare bijoux e gioielli stravaganti, che vi appesantirebbero; evitare anche colori pastello, solo tinte forti e decise.

Lanciatevi, quindi, su tinte al neon che non vi permetteranno di passare inosservate. L’importante è rimanere sempre naturali, mai troppo costruiti: «Lo stile è un'estensione della propria personalità. Quando il tuo stile appare naturale e non forzato, allora stai bene e sei elegante» dice Custo.


Continua a leggere!

giovedì 26 marzo 2009

0

Comic Strip Section!

Di Margherita Marchioni

Ci buttiamo anche nel disegno! Con un programmino che si trova online e non ha bisogno di essere installato! Ecco a voi Stripgenerator. Ed ecco anche una mia prova veloce!

TV HATE


Continua a leggere!
0

"Cenz" Playlist 1

Abbiamo una new entry nella sezione musica! Il nostro Dj Cenz ci darà i suoi consigli musicali una volta al mese! E forse ci scappa anche un mixato ogni tanto!

Visto che la pubblicità è scomparsa dal nostro blog, possiamo anche permetterci di cambiare stile e di farvi sentire le canzoni, oltre che dirvi solo i titoli! Partiamo proprio con la "Cenz" Playlist per mostrarvi la nuova grafica!

Per usare il player cliccate sul tasto Play. Per avanzare tra le tracce audio usate i cursori a destra e sinistra delle "rotelline avvolgi nastro"! ;)

Enjoy!!


M TRAIN TO BROOKLYN - LOCO DICE
 
SUPERSTYLIN' - GROOVE ARMADA
 
O SUPERMAN - LAURIE ANDERSON
 
BARCELONA'S LOVER - ILARIO ALICANTE
 
WALKING ON AIR - KERLY
 
ANOTHER STAR - STEVIE WONDER
 
SOSPESA - MALIKA AYANE ft. PACIFICO
 
JAMAICAN BOY - BOST & BIM
 
PRESEPIO IMMINENTE - ELIO E LE STORIE TESE
 
I JUST CAN'T GET ENOUGH - DEPECHE MODE

Continua a leggere!
0

"Utada Hikaru, regina del J-Pop"

Di Maikol Ciabatti

Prima di tutto, per chi non lo conoscesse, è doveroso dare una definizione di J-Pop. Che cos’è esattamente? Il J-Pop è un’abbreviazione comunemente utilizzata in Occidente per indicare la musica pop giapponese e abbraccia molti generi di musica pop, dalla dance all’hip-hop, fino ad arrivare al soft-rock e al soul. La musica j-pop è parte vitale ed integrante della cultura popolare giapponese. Le serie televisive, gli spot commerciali, gli anime (che cambiano la propria sigla di apertura e di chiusura più volte), i videogiochi e molte altre forme di intrattenimento televisivo (e non solo) sono lo strumento di diffusione di questa musica, andando a creare un mercato che è secondo, nel mondo, solo a quello statunitense.

Mi considero un grandissimo estimatore di questo genere e, a volte, lo considero di gran lunga superiore al pop occidentale, sotto tutti i punti di vista. Le melodie sono innovative, mai banali, sempre un passo avanti rispetto alle mode del momento. E i testi (quando riesco a trovare le traduzioni in inglese in internet) trovo che siano di una poesia unica con una eleganza stilistica fuori dal comune.

Vi voglio presentare la cantante che a mio avviso rappresenta al meglio questo genere. Il suo nome è Utada Hikaru e la sua carriera è assolutamente da record (è il suo il disco più venduto nella storia del Giappone). Il suo primo album (First Love) risale a marzo del 1999 e il successo è subito straordinario. In un mese arriva ai 4 milioni di copie vendute e a maggio frantuma i record nazionali di vendite, fino ad arrivare alla spaventosa cifra di 8 milioni di copie. Per rendervi conto, basti pensare che Britney Spears ha venduto la stessa cifra, ma su un mercato grande il doppio. Da allora è lei la regina incontrastata delle classifiche giapponesi, riuscendo ad arrivare al numero uno con tutti i suoi album successivi. CONTINUA PER VEDERE I SUOI VIDEO

Utada Hikaru è famosa anche per aver infranto altri due record molto importanti. E’ stata la prima artista orientale, nonché la più giovane, ad avere l'onore di tenere un MTV Unplugged (concerto acustico uscito anche in Dvd nel 2001) ed è una delle pochissime cantanti giapponesi ad essere uscita con un album in inglese (Exodus) in America e in Inghilterra. Pur non raggiungendo la celebrità immensa di cui gode nel suo paese, Utada comincia a rendersi nota anche al pubblico occidentale e raggiunge alcuni buoni risultati come il primo posto nella "Billboard's Hot Dance/Club Play Chart" per il singolo "Devil Inside" e gli elogi ricevuti dal quotidiano statunitense USA Today e da Elton John.

Per tornare al presente Utada è appena uscita col suo secondo album in inglese (This Is The One) destinato al mercato americano. Ovviamente è uscito anche in patria, raggiungendo il primo posto della classifica.

I video che ho inserito in questo articolo sono frutto di un ardua scelta e sono tra le canzoni più belle del suo repertorio (e a mio parere tre delle canzoni più belle in assoluto di tutto il panorama musicale).

1) Final Distance (2001)



2) Hikari (2002)



3) Can You Keep A Secret? (2001)


Continua a leggere!

mercoledì 25 marzo 2009

0

"Talenti si nasce o si diventa?"

Di Alessia Manferdini

Alonzo Trier

Sul New York Magazine di questo mese si parla di Alonzo Trier, nuova promessa del basket. La sua giornata inizia quando corre a casa e, smessi i soliti vestiti, indossa la sua “seconda pelle”: scarpe da ginnastica, pantaloncini corti e canotta di almeno tre taglie più grande di lui. Ed eccolo pronto per affrontare l’allenamento di oggi. Ma questo non è che l’inizio, perché davanti a sé ha una lunga settimana di allenamenti estenuanti. Tutto normale, nella routine di uno sportivo. Tutto normale se non fosse che Allonzo ha 13 anni.

Alonzo vive con la madre Marcie, che ha lasciato il compagno perché la maltrattava. Ha un salario modesto e riesce a permettersi giusto un bilocale. Le abilità del figlio sono state sicuramente una benedizione, pare però che tra i due ci sia perfetta sintonia riguardo alla pallacanestro: lei non ha mai spinto lui a fare questo sport e lui non ha mai dovuto convincere lei del perché della passione per il basket.

Ciò non toglie che 13 anni sono davvero pochi. Alonzo va a scuola poi corre subito ad allenarsi: tiri corti, lunghi – deve fare 450 canestri al giorno – e tiri da tre punti; in tutto questo la madre lo aiuta rilanciandogli la palla e tenendo il totale dei canestri effettivi e ne sottrae uno ad ogni doppio errore. Raggiunta la quota giornaliera, madre e figlio si spostano in un’altra palestra, dove il coach di una scuola superiore diventa un insegnante privato per Alonzo e lo allena in uno scontro "uno a uno". Infine si guida per altri 20 minuti e, dopo due ore di allenamento con il A.A.U Team – Amateur Athletic Union, l’allenamento volge al tanto sudato termine. Quasi 7 ore tra allenamenti e spostamenti. Alle 21:30 l’unica cosa che si legge negli occhi di questo baby-cestista è la stanchezza e la voglia di andare a dormire. ...

Siamo davanti all’ennesimo bambino prodigio che, inconsapevole della vita che lo aspetta,viene trascinato in un mondo che lui vede solo come un gioco, un modo di divertirsi da solo o con amici, e che invece, in breve tempo, diventerà un lavoro. A tempo pieno. Chi è adulto sa quanti sacrifici bisogna fare quando non si è più bambini, quanto bisogna impegnarsi per diventare ciò che si vuole, ma c’è un tempo per tutto. Sembreranno frasi fatte, ma ciò non toglie che tutti i bambini abbiano il diritto di vivere la loro infanzia, senza dover affrontare le ansie e le preoccupazioni che affliggono gli adulti.

Non posso fare a meno di pensare anche a tutte quelle bambine che vengono trascinate dalle mamme ai concorsi di bellezza. Truccate e vestite per assomigliare alle ragazze copertina, in realtà quello che traspare è solo la stanchezza negli occhi delle baby-miss – che vengono svegliate all’alba per preparasi – e la stupidità di genitori che vogliono vedere la figlia arrivare dove loro, a causa dei segni del tempo, non potranno più arrivare. Padri e madri che preferiscono la figlia Miss piuttosto che laureata; che preferiscono mettere in risalto le qualità fisiche piuttosto che quelle intellettuali.

Probabilmente Alonzo diventerà un campione, ma a che prezzo?
Quando ripenserà agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza sarà felice o rimpiangerà di non averli vissuti come un qualsiasi altro bambino? Ma questi saranno problemi che dovrà risolvere probabilmente da solo, perché spesso i genitori di questi “fenomeni” si godono solo i benefici che derivano dall’impegno e dai sacrifici dei figli.
Continua a leggere!
0

LETTURE: MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO, di Eric-Emmanuel Schmitt

Di Margherita Marchioni


Ecco a voi un piccolo gioiello. Piccolo nel vero senso del termine! Solo 100 pagine per un romanzo-racconto che riuscirà a catturare anche chi non compra libri troppo spessi. Il drammaturgo e scrittore franco-irlandese Eric-Emmanuel Schmitt si inventa una storia semplice ma dall'atmosfera magica. 

Nella Parigi degli anni '50-'60, in un quartiere popolare e multietnico, Momo, bambino ebreo dalla difficile situazione familiare, incontra Monsieur Ibrahim, commerciante arabo, dove "arabo significa aperto dalle otto a mezzanotte, sabato e domenica inclusi". Momo, abbandonato dalla madre e disprezzato dal padre che lo sminuisce in nome di un fratello scomparso, si affezionerà sempre di più al saggio Ibrahim, che, tra un furtarello e l'altro del ragazzo nel suo negozio, riuscirà a mostrargli i segreti della felicità. Sotto gli occhi divertiti e affettuosi dell'arabo, l'undicenne Momo inizierà un percorso di formazione, che lo porterà a incontrare sua madre, ma anche a visitare i bordelli del quartiere: "A undici anni ho rotto il porcellino e sono andato a puttane". Poi un lungo viaggio, per arrivare insieme ad Ibrahim nella Mezzaluna d'Oro, terra dell'anziano arabo. Sarà qui che, per entrambi, inizierà un nuovo corso.

Consigliato perché, in un momento - che dura ormai da anni - di lotte fra palestinesi ed ebrei, un libro sulla tolleranza e sull'arricchimento reciproco tra culture ed età diverse non può far altro che aiutare.


Continua a leggere!
0

TV - "Il ritorno di Antonella Clerici"

Di Maikol Ciabatti

E’ di pochi giorni fa la notizia che Antonella Clerici non condurrà più la fortunata trasmissione “Il Treno dei Desideri”. Ma andiamo con ordine, facciamo un passo indietro.

Il 13 dicembre scorso Antonella lascia temporaneamente il suo programma di maggior successo “La Prova del Cuoco” per dedicarsi alla maternità, confidando in un suo scontato ritorno una volta partorita la piccola Maelle. E invece le cose non sono andate proprio così. Ai fornelli di Raiuno, regno incontrastato della Clerici da ben nove anni, è arrivata Elisa Isoardi, conduttrice piuttosto fredda e distaccata che ha subito fatto rimpiangere ai telespettatori l’Antonellina nazionale (così chiamata dalla simpatica Anna Moroni). A niente sono servite le proteste e le lamentele, il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce ha deciso e non tornerà indietro sulla sua scelta: Antonella Clerici non condurrà più La Prova del Cuoco. “A causa della maternità” - spiega delusa la conduttrice al settimanale TV Sorrisi e Canzoni - “la Rai ha deciso di sostituirmi alla conduzione del programma. Io sono pronta a riprenderlo, ma ho appreso che non sarà così e se negassi l’amarezza sarei ipocrita. Non guardo in tv “La Prova del Cuoco”. Quando ti lasci con il tuo grande amore non lo vuoi rivedere con un’altra, no?“. ...

E dopo questa grandissima delusione, ecco arrivare, neanche una settimana fa, un’altra porta in faccia. “Il Treno Dei Desideri”, altro programma fortissimo nato e cresciuto grazie alla bravura e alla professionalità della Clerici, è stato affidato a Caterina Balivo (conduttrice di “Festa Italiana”).

Cosa rimarrà dunque alla povera Antonella? Sabato 4 aprile tornerà in prima serata con “Ti Lascio Una Canzone”, altro programma di grande successo della scorsa stagione televisiva. E poi si vedrà, anche perché a giugno scade il suo contratto con la Rai. Nel frattempo Antonella si rimbocca le maniche e si prepara a nuovi orizzonti, elogiando la scelta fatta da Fiorello e Lorella Cuccarini di passare a Sky, perché “più mercati ci sono, più prospettive si creano per tutti noi”.
Continua a leggere!

martedì 24 marzo 2009

0

BLU è MUTO?

Di Margherita Marchioni

Abbiamo provato a contattare lo street artist bolognese Blu, per fargli qualche domanda sul suo meraviglioso video in stop-motion "Muto". Da vero artista di strada alternativo ha ringraziato ma ci ha detto che non gli interessava. E allora pubblichiamo ugualmente il suo video che, grazie al cielo, è registrato sotto licenza Creative Commons e parla da solo! Niente risposte, quindi, solo un po' di pubblicità in più per lui! C'est la vie! Magari con la speranza che cambi idea, prima o poi!


Il video, che riprende i murales e i graffiti creati da Blu tra Buenos Aires e Baden, è stato girato con la tecnica stop-motion. Quindici scatti al secondo per sette minuti e trenta secondi di video da paura!
Continua a leggere!
0

"Games Games Games"

Di Marco Montanari

Oggi voglio proporvi (con una settimana di ritardo) una rapida (ma non troppo) carrellata sui più interessanti giochi di cui si sente parlare ultimamente. Iniziamo con i titoli che fanno tanto rumore (per ora) per nulla: 


 

In primis, il blasfemo (per chi ha studiato il sommo poeta) Dante's Inferno, nel quale vestiamo i panni di un Dante di ritorno dalle crociate che per salvare l'amata Beatrice si trova a dover dare una bella lezione, a suon di falce e sangue, a Lucifero. Opinabile l'adattamento, ma di indubbia spettacolarità le scene d'azione. 
Altro titolo di cui si sente parlare molto ultimamente è Il Padrino 2. Fuori dalle vicende della sacra trilogia, questo titolo vuole andare ad approfondire la parte strategico-organizzativa della vita del Don, portando il gioco più su un livello manageriale, pur mantenendo sempre le divertenti parti d'azione. 



Terzo titolo non ancora negli scaffali, ma in arrivo a brevissimo, è l'ennesimo capitolo della serie Need For Speed: Shift. Come al solito, non ci sono tante differenze (fortunatamente) dal resto della serie, ma la principale innovazione è la visuale del pilota, che per la prima volta prevete una simulazione dei movimenti della testa, dando una sensazione molto realistica. Come sempre lo stile di guida è molto arcade, anche se l'uscita di titoli quali GRID e DiRT costringe ad aumentare il realismo. ...

Per quanto riguarda i titoli già disponibili da notare, sottolineare e anche un pò amare, è il meraviglioso seguito dei fenomenali Medieval e Rome Total War, ovvero Empire Total War. Questo strategico/gestionale, che si trova ad essere un interessantissimo ibrido fra Civilization IV e Europa Universalis, si rivela anche una piacevolissima esperienza ludica per tempi medio-lunghi. Grande balzo in avanti rispetto ai precedenti titoli della serie, il nuovo capitolo propone da un lato battaglie navali, oltre che campestri, e dall'altro una enorme mappa che va dall'America all'India, dall'Islanda all'Africa Centrale. Straordinario gioco ruba-vita per chi ha tendenze alla monomania ludica :D





Altro titolo non nuovo ma, più che altro, in prima edizione italiana è Experience 112, basato su ambienti e atmosfere dell'amata serie Lost. La storia è strana e misteriosa: un'isola, una nave bloccata apparentemente da una decina di anni, una ragazza in sonno profondo e noi, senza memoria. La ragazza si sveglia e si inizia un'avventura nella quale, tramite telecamere a circuito chiuso, controlli di luci e altre apparecchiature, possiamo guidare Lea attraverso la nave alla ricerca del suo (e del nostro) passato, per capire la misteriosa situazione.
Decisamente deludente il nuovo figlio della saga de Il Signore degli anelli: Conquista. Un motore di intelligenza artificiale deludente, una serie di modalità di gioco senza senso e una sensazione di caos pervasiva rendono il gioco veramente spiacevole. Questo sia per PC che per le varie console per le quali è stato distribuito.

Finiamo con una piccola serie di consigli per chi ama il gioco bello, non a tutti costi appena uscito: 
Di indubbio fascino Call Of Duty 4, del 2007, con la sua ambientazione contemporanea. Questo titolo riesce a mantenersi meravigliosamente moderno nonostante sia uscito, da oramai un po' di tempo, un molto più pesante nuovo capitolo. 
Del 2002-2004 è, invece, la storia di Syberia, una delle straordinarie e malinconiche avventure grafiche dallo stile inconfondibile di Benoit Sokal. In questa storia l'avvocato Kate Walker si trova alle prese con una eredità particolare e con un testamento molto originale. Il tutto in una città estremamente particolare. La storia si dipana tra Francia, stazioni della Siberia, ghiacci e treni.

Per chi volesse andare ancora più indietro, invece, consiglio di andare a divertirsi sul meraviglioso sito di Home of the Underdog, dove si trova un elenco di tutti i giochi non più supportati o finanziati dalle case di sviluppo... di molti è disponibile anche il download!!
Quindi non mi resta che dirvi... ricordatevi di mangiare!!! :)
Continua a leggere!

lunedì 23 marzo 2009

0

"Sconfiggere l'Alzheimer a suon di foto"

Di Margherita Marchioni



La SenseCam potrebbe cambiare la vita a tutte le persone con problemi di memoria. E' una piccola fotocamera in grado di scattare una foto ogni 30 secondi, ovvero il lasso di tempo che impiega il cervello per immagazzinare immagini e sensazioni. La SenseCam, creata dalla Microsoft di Bill Gates, può registrare 30.000 immagini, circa 15 giorni di vita e potrebbe aiutare i malati di Alzheimer a ricostruire la loro storia recente, per imprimerla nella memoria più facilmente. 
Su Flickr si possono già trovare fotografi creativi che la usano con il solo scopo di ottenere scatti particolari. Ecco un esempio!





Continua a leggere!
0

"Anche i bordelli vanno in saldo"

Di Margherita Marchioni


Anche le case chiuse tedesche soffrono per la crisi. Secondo le operatrici del settore i clienti sono calati del 20 %. In molti non possono più permettersi sesso a pagamento. Così, per non affondare, il "Pussy Club" di Berlino ha deciso di creare appositamente un pacchetto "congiuntura": a 70 euro sarà possibile avere - oltre ai soliti piaceri sessuali - anche cibo e bevande a volontà, ma solo dalle 10 alle 16!

Leggi l'articolo sul Corriere della Sera

Continua a leggere!
0

ITALIANS - "Elena rapita dagli alieni???"

Questa settimana spostiamo la rubrica Italians a domani! Problemi di comunicazione tra Spagna e Italia ci hanno impedito di ricevere il pezzo della nostra inviata! Chissà dove sarà finita Elena...

Continua a leggere!
0

"Pesci che fiutano l'inquinamento"

Di Margherita Marchioni

Lungo circa un metro e mezzo, il pesce robot di questa immagine è nato dal lavoro della Bmt Group in squadra con i ricercatori della Essex University. Un esemplare costa 29 mila euro. Perché così tanto? Semplice: perché può fiutare l'inquitamento. I suoi speciali sensori sono in grado di scovare le sorgenti inquinanti presenti nell'acqua e inviano i risultati ai ricercatori, attraverso il WI-FI. La sua forma, inoltre, permette di risparmiare energie e dà al pesce una lunga autonomia lavorativa. Già in passato ne erano stati inventati, ma il vantaggio di quest'ultimo è la la sua possibilità di nuotare senza bisogno di essere telecomandato. Il primo pesce "spazzino" verrà testato nel porto di Gijon, in Spagna, il prossimo anno e, se darà risultati positivi potrebbe colonizzare le acque di tutto il mondo!

Leggi l'articolo intero su "Il Sole 24 ore"
Continua a leggere!
0

"Mondo Cane"

Di Alessia Manferdini

Giovane randagia torturata e uccisa a Porto Empedocle

In queste ultime settimane, l’Italia è stata attraversata dalla bufera del randagismo, che ha colpito soprattutto le regioni del sud. Basti pensare che nella sola Sicilia le stime indicano la presenza di 68 mila cani randagi. In poco meno di un mese già 4 vittime: un bambino di dieci anni che ha perso la vita a Scicli, una studentessa tedesca di 24 anni sfigurata da un branco di cani sempre nella stessa città, una coppia di Carabinieri che si sono difesi con le loro armi di servizio e, infine, un uomo di 40 anni che però non ha subito danni.

Tra lo sgomento generale, però, salta fuori che una legge in realtà già esiste – è la legge 281 del 14 agosto 1991, perfezionata con un decreto ministeriale nel 1996. Nel testo di legge - disponibile sul sito internet dell’ENPA - si lascia l’ultima parola alle realtà locali, che dovrebbero affrontare questo problema autonomamente. Lo Stato, sempre secondo la legge, avrebbe comunque dovuto emanare fondi destinati alla costruzione di canili e rifugi in grado di ospitare anche un elevato numero di animali, in modo da permettere loro di vivere in condizioni igieniche adeguate. Queste le norme stabilite dallo Stato che, per uscirne comunque con la coscienza pulita, delega ai comuni la gestione di questa piaga ormai decennale. I veterinari, riguardo agli episodi di Scicli, si chiedono dove siano stati spesi questi fondi, e considerano la legge contro il randagismo un fallimento. ...

La domanda sorge spontanea: dato che questo problema esiste da molto tempo ed esiste anche una legge per risolverlo, perché sono accaduti incidenti gravi, in cui persone giovanissime hanno perso la vita o sono state segnate per sempre? Perché nessuno ha mai cercato di risolvere la situazione nonostante le denunce dei cittadini?
Tutte le autorità sgomitano per esprimere la propria opinione e si mostrano indignate, tra disappunto e cordoglio. La loro soluzione cambia ogno giorno: abbattimento, isolamento, cattura e sterilizzazione.Ormai è ricominciato il massacro mediatico dei cani, randagi e non. La gente, soprattutto nel Sud, inizia ad uccidere gli animali, torturandoli prima di togliere loro la vita. Verranno stilate nuove liste di razze pericolose - in cui si rischia di vedere inclusi persino Chihuahua e Maltesi.

Mi chiedo quando capiremo che siamo noi, in quanto razza umana dotata di ragione, a dover prevenire questi disagi! Non è ancora chiaro, nelle nostre menti sopraffini, che qualsiasi cane affamato può diventare aggressivo? Si dice che prevenire è meglio che curare. Allora, invece di parlare di abbattimento o sterilizzazione, lo Stato dovrebbe costruire più canili in tutta Italia! Si dovrebbero investire più soldi per i nostri “migliori amici”. Le virgolette le ho messe perché li consideriamo amici solo quando sono docili e rispondono ai nostri ordini. Questa non è vera amicizia, soprattutto da parte nostra.

Continua a leggere!

domenica 22 marzo 2009

0

Flickr Artist: YVES LECOQ

Di Margherita Marchioni

"Mad Bunny and the big ear"

(All the photos are property of Yves Lecoq)

Inauguriamo questa nuova rubrica (che uscirà il sabato) con un artista di Flickr che si ispira all'arte surrealista e allo humour. Di nazionalità francese, Yves Lecoq usa le sue crezioni per esprimere tutte le cose che ha nella testa. Elabora le sue foto con Photoshop, ma le modifiche non gli sfuggono mai di mano: è lui ad avere in pugno la creazione. Le sue immagini sono delle finestre su altri mondi possibili, una sorta di versione noir di "Alice nel Paese delle Meraviglie". Usa il bianco e nero nella maggior parte dei casi e, in molte delle sue opere, sono protagonisti gli animali: "Perché gli animali sono molto più collaborativi degli uomini", ci dice Yves. Si ispira a Dali, Magritte, David Lynch (i conigli di Yves ricordano molto la serie Rabbits di quest'ultimo) e ad altri surrealisti. Per le sue creazioni parte dal titolo e, successivamente, crea l'immagine. Non ama parlare delle sue opere perché crede che possano parlare meglio da sole. Qui sotto vi mostriamo le opere di Yves che ci hanno colpito di più!


"A cup of tea ?"

"Mad Bunny and the rabbit-trap"

"Deep water"

"The traveller"

Continua a leggere!
0

Le Foto dei Lettori


"Emy" di Beatrice Solmi
Continua a leggere!
0

"25enne muore in carcere perché gestiva un blog"

Margherita Marchioni


E' accaduto in Iran, dove Omidreza Mir Sayafi,  giornalista di 25 anni, è morto nella cella in cui era rinchiuso da un mese e mezzo a causa della sua attività giornalistica online. Secondo i responsabili del carcere di Evin, il ragazzo si sarebbe suicidato.  Reporter Sans Frontieres accusa il carcere di non aver curato le crisi depressive in cui il ragazzo ricadeva frequentemente e sottolinea quanto sia importante la denuncia delle violazioni dei diritti umani in Iran. Il dialogo con questo Paese non può prescindere dalla condanna di queste pratiche, che in Iran sono all'ordine del giorno. Il giovane Mir Sayafi era stato rinchiuso dopo essere stato processato  in novembre "per avere offeso i dirigenti della Repubblica islamica e avere svolto propaganda ostile allo Stato" (l'Unità, 21/03/2009). Gli articoli diffusi sul blog del giornalista deceduto trattavano soprattutto di cultura e musica tradizionale iraniana. Altre numerose persone che lavorano sul web sarebbero state arrestate perché sospettate di far parte di un «complotto» orchestrato da potenze straniere.

E' doverosa una riflessione, in un momento in cui, anche in Italia, si sta cercando di limitare il Web per controllarne le devianze. Bisogna sempre ricordare che, nel corso della storia, la censura ha colpito spesso in modo arbitrario. Bisogna ricordare che una volta, anche in Italia, non si poteva esprimere la propria opinione. I casi Biagi e Santoro sono stati un attentato contemporaneo alla libertà di opinione e di stampa. In molti Paesi accade quello che è avvenuto in Iran. Bisogna lottare affinché la nostra libertà influenzi la loro censura, per evitare che avvenga il contrario. 

Continua a leggere!
0

RISULTATI: "I mezzi pubblici a Castel Maggiore"

Di Margherita Marchioni


Il nostro ultimo sondaggio è stato il più cliccato dei tre che abbiamo fatto finora.

- 4 persone ritengono che i mezzi pubblici non siano mai puntuali. Tuttavia sono costretti ad usarli.

- 2 voti da parte di chi ritiene che ne servano di più.

- 2 votanti sostengono, invece, che sono adeguati al numero di passeggeri.

- Alle estremità solo due voti: 1 persona è completamente soddisfatta dei mezzi pubblici e 1 non li usa perché non sono mai in orario.

- 1 persona ha votato in maniera "alternativa" dicendo che i mezzi pubblici a Castel Maggiore non ci sono proprio.

Nel prossimo sondaggio tratteremo un tema un po' più universale e meno campagnolo! Per avere l'opinione anche di chi ci segue da altre parti d'Italia!

Continua a leggere!
0

"Il Silenzio del Pianto"

Di Matteo Cavalieri


Piange Kamie, nel silenzio della sua capanna. 26 anni, ugandese e malata di Hiv da ormai 10 anni, Kamie conduce una vita semplice, fatta di duro lavoro per mantenere sè e sua figlia. Leonore ha 5 anni ed è malata come la madre di questa malattia che in Africa flagella ogni anno migliaia di bambini e che non ha risparmiato neppure Christopher, suo fratello, morto a soli 3 anni tra le grida e il dolore della madre. L’Aids ha flagellato la sua famiglia molti anni fa, ha ucciso il suo compagno e la sua famiglia e Kamie sa che, prima o poi, la priverà anche della sua “gioia”. Ma questa giovane ragazza non si arrende e lotta contro tutto e tutti per garantire un futuro a sua figlia: ogni giorno percorre 5 km a piedi con la figlia in braccio per portarla nel più vicino ospedale missionario e sentirsi ripetere che è malata e che difficilmente sopravvivrà in queste terribili condizioni igieniche e di salute. Kamie si sente incatenata ad una vita che non ha potuto scegliere, non riesce a capire le parole degli anziani missionari sulla “bontà divina” di un Dio che ha fatto morire i suoi cari e che le porterà via la sua ultima figlia. Non capisce, si sente presa in giro da questi missionari che sembrano aiutarla ma che non possono fornirle una cura per la piccola Leonore, che a volte le forniscono profilattici e a volte la accusano di averne fatto uso. Non capisce, sa soltanto che sua figlia un giorno morirà e che presto o tardi anche lei la seguirà.

E dinanzi a questa terribile storia, noi italiani, promotori di cultura e civiltà, non abbiamo saputo dare una risposta chiara e precisa a chi, in questi giorni, si è scagliato contro l’uso del preservativo in Africa affermando che esso non risolve la diffusione dell’Aids, ma al contrario abbiamo scelto di scrivere un’altra grigia pagina sul libro della nostra storia.

Perché? Questo mi chiedo e si chiede anche la giovane Kamie. Perché a differenza dei governi di Germania, Francia ed Inghilterra, che pubblicamente si sono scagliati contro le parole dure e vergognose del pontefice, dissociandosi dalle sue considerazioni, noi italiani abbiamo preferito difendere “il diritto della chiesa a dire ciò che pensa”, come se in passato questo fosse mai stato messo in discussione o proibito? Perché a differenza del governo dell’ormai alieno Zapatero, che ha inviato migliaia di preservativi in Africa subito dopo aver sentito le parole del pontefice, il governo italiano ha preferito difendere un’istituzione ormai logora, lontana dal reale e incapace di coglierne i problemi quale è diventata questa chiesa Romana?

Siamo così sicuri che Giovanni XXIII avrebbe apprezzato le parole dell’attuale pontefice tedesco, o forse anch’egli avrebbe manifestato il suo dissenso richiamando la Chiesa ad essere “una madre attenta ai bisogni dei suoi figli, difendendo la loro salute e la loro vita”?

Spero che la Chiesa non torni a chiedere perdono per gli errori commessi solo fra molti anni, come già in passato ha fatto, perché sono certo che i cattolici siano stanchi di piangere in silenzio e mandar giù ogni cosa.
Continua a leggere!

sabato 21 marzo 2009

0

Intervista a LELLA COSTA

Di Margherita Marchioni

Lella Costa è una delle attrici di teatro più amate dal pubblico italiano. I suoi monologhi fanno il sold-out in tutta Italia e, qui a Bologna, è ormai più che decennale il rapporto instaurato con il palcoscenico dell’Arena del Sole. Ho iniziato a seguirla nel 2000, quando andava in scena con “Precise Parole”, ispirato all’Otello di Shakespeare, e da allora non l’ho più abbandonata. A folgorarmi sono state proprio quelle sue precise parole, la sua capacità di catturarti per due ore intere di spettacolo, senza stancarti. Lella sa farti ridere e riflettere allo stesso tempo, ti fa sentire arricchito e un po’ più saggio ogni volta che ti alzi dalla poltroncina in platea. Il suo nuovo spettacolo – “RAGAZZE” – sarà a Bologna dal 24 al 29 marzo (per informazioni http://www.arenadelsole.it/). L’ho intervistata e abbiamo chiacchierato del suo amore per il palcoscenico e per i classici, ma anche di politica e di quel mistero buffo che sono le donne, ancora una volta protagoniste in “Ragazze”.

photo © Orazio Truglio

Cominciamo dal suo nuovo spettacolo. La linea narrativa parte da Calvino e dalla sua “altra Euridice”. Perché proprio Calvino? C’è un motivo particolare per cui ama questo scrittore?
Credo che amare Calvino sia, per quanto mi riguarda, assolutamente inevitabile. E’ uno degli autori più straordinari e più molteplici della nostra letteratura, per cui riesce sempre a sorprenderti. In realtà l’incontro con Calvino è avvenuto quando una mia amica pittrice, che stava lavorando sul mito di Euridice, mi ha suggerito questo tema. Mi sono resa conto che poteva essere una bella storia che facesse da filo conduttore a uno spettacolo incentrato sulle donne, sulle figure femminili. Mi ha consigliato di leggere questa “altra Euridice” di Calvino, che ha un punto di vista assolutamente folgorante. Ho estrapolato solo tre momenti dal racconto di Calvino, che però sono presi dall’inizio, dal centro e dalla conclusione, e poi, da lì, ho cercato alcune delle rivisitazioni più famose del mito di Orfeo e Euridice, anche etiche, come Rilke, o musicali. Tutto questo è stato un pretesto per mettermi a ragionare non tanto di relazione tra uomini e donne, ma proprio di identità femminile, di dignità, di visibilità. Ho tentato di fare il punto sulla situazione delle donne in questo momento, cercando di sfuggire all’attualità, alle polemiche della cronaca italiana, cercando di avere uno sguardo più alto, ma anche molto più divertito. Penso sia uno dei più divertenti tra i miei spettacoli, è sicuramente molto coinvolgente.

Rimanendo su Calvino, mi è capitato di leggere la sua lezione americana sulla “leggerezza”. In questa lezione Calvino definisce lo scrittore come colui che usa la leggerezza della parola per sconfiggere la pesantezza del mondo. Lei crede che questo possa essere anche il ruolo del teatro?
Le lezioni americane di Calvino, in particolare quella sulla leggerezza, sono talmente vicine a me da averci incentrato uno spettacolo intero, “Precise Parole”, che era la riscrittura di Otello. E’ un tema a me davvero molto caro. Ritengo che il teatro dovrebbe e potrebbe svolgere questo ruolo. Sicuramente è quello che cerco di fare con il mio teatro ed è quello che ho visto fare nel teatro, ad esempio, di Peter Brook, un altro che è riuscito a far volare i classici apparentemente più pesanti o più complessi. Spero di non perderla mai come lezione, perché penso che sia indispensabile oggi per affrontare qualsiasi forma di narrazione. Questo non significa sfuggire alla complessità e neanche alla drammaticità. Si tratta di dare un passo lieve e danzante alle storie che si vanno a raccontare.

Le ragazze del suo spettacolo sono donne che non stanno ferme, che non si accontentano, che esplorano. Nella sua vita professionale c’è stato un momento in cui ha sentito il bisogno di mettersi in gioco e di non accontentarsi?
A me sembra di averlo fatto un po’ sempre, nel senso che sono partita con un piccolo successo come cabarettista o attrice comica e, anziché capitalizzare quello, sono andata a cercare una complessità narrativa a teatro, magari all’inizio molto semplice, perfino ingenua, fino ad arrivare a fare “Amleto” nella scorsa stagione. Mi sono messa in gioco anche perché credo sia doveroso nei confronti del pubblico rinnovarsi, per non essere scontati. A volte rischiando anche di deludere. Puoi trovare quello che ti dice che preferiva lo spettacolo precedente, il che è del tutto legittimo, ma io riterrei più offensivo riproporre sempre la stessa cosa.  

A proposito del suo “Amleto”, ho trovato un commento su internet allo spettacolo. Glielo leggo: “Lella Costa in Amleto non è politica per nulla. Ah, lontani i tempi scanzonati di Pier Doge”. E’ d’accordo? Pensa che il suo approccio teatrale alla politica sia cambiato nel corso degli spettacoli, a partire da "Precise Parole" in poi?
Io credo che questa sia una piccola sciocchezza, nel senso che si pensa sempre che uno voglia metterci la politica a tutti i costi. Il Pier Doge di “Precise Parole” nasceva dal fatto che il Doge di Shakespeare usava esattamente lo stesso linguaggio di Berlusconi. Cioè diceva una cosa e un attimo dopo la smentiva, esattamente come se niente fosse. E’ da lì che veniva, non era l’operazione opposta. In “Amleto” non c’era la possibilità di inserire questo tipo di riferimento, non ci sarebbe stato il motivo di mettercelo. Sarebbe stata una parodia e una forzatura. Le battute felici nascono quando c’è una felicità di coincidenze. Sicuramente può essere cambiato il mio rapporto con la politica, però ho sempre voluto avere un rapporto con la politica alta e non con quella condizionata dalla cronaca. Se il mio “Amleto” era lontano da questo tipo di battute, allora “Ragazze” è anni luce, perché Berlusconi non viene mai citato, nemmeno una volta. 

Finalmente non lo sentiremo per un po' allora…
Già! Un po’ di tregua almeno in teatro!

Durante l’intervista alle Invasioni Barbariche con Daria Bignardi ha detto che noi italiani importiamo tutte le stronzate americane. Quanto vorrebbe poter importare anche la loro scelta presidenziale? Pensa che qui in Italia avrebbe successo una scelta di quel tipo o verrebbe schiacciata?
Se penso all’attuale politica in Italia, credo che sarebbe impensabile, adesso. Questa, però, non è solo colpa di chi ci governa, che è stato comunque, nel bene e nel male, scelto da una grossa percentuale di italiani. E’ anche colpa di chi avrebbe dovuto costruire dei modelli di politica alternativa. Obama non nasce dal nulla, nasce da un’antica tradizione di vera democrazia in cui vale il principio che se uno non governa bene lo si manda a casa. E’ esattamente l’opposto di quello che succede da noi. Temo che riproporre il modello “Obama” sarebbe impensabile da noi, ma mi sembra anche che nessuno ci abbia pensato. E’ questa la cosa che mi avvilisce di più. Perché uno può dire “Beh, perderemo, però perderemo portando avanti un sogno un po’ più alto”, e invece no, siamo sempre lì. La cosa più spaventosa della politica italiana è la sua totale autoreferenzialità. Sono sempre e solo gli stessi a fare e disfare le stesse cose, ormai lontanissime dalla vita dei cittadini.

Tornando alle donne e alla cronaca di questi mesi, si parla tantissimo delle violenze che subiscono e di come proteggerle. Poi però si legge sui giornali che la prima causa di morte per malattia tra le ragazze è l’anoressia. Pensa che, forse, si dovrebbe anche pensare a come proteggerle dai canoni sbagliati trasmessi dalla società?
Ovviamente, assolutamente sì. Le faccio notare che la causa di morte che viene in assoluto prima di ogni forma di cancro è la violenza domestica. Questo è il dato su cui bisogna riflettere. Hai un bel da proteggere le donne da quello che incontrano fuori. Perché poi, in fin dei conti, è anche un modo per rinchiuderci di nuovo in casa e, visto che è un periodo di crisi e c’è poco lavoro, è proprio questo quello a cui aspirerebbero: sarebbe tanto bello che le donne tornassero a fare quello che han sempre fatto. Forse bisognerebbe aiutare l’autostima delle donne, il loro senso di dignità e di orgoglio e smettere di considerare inevitabile il fatto di essere massacrate di botte, usate, sfruttate e ammazzate fra le mura domestiche. Questa mi sembrerebbe, forse, una vera emergenza. A parte il fatto che è spaventoso che lo stupro solo recentemente sia stato dichiarato per legge un reato contro la persona e non più contro una morale. Ce n’è molta di strada da fare in questo senso.

Sempre con Daria Bignardi lei parlava delle signore che vengono a salutarla in camerino e le chiedono del personaggio di Reva, di “Sentieri”, che lei doppia. Secondo lei come fanno a venire a teatro e a vedere anche una soap-opera? Pensa siano conciliabili come realtà?
Assolutamente sì e guai se non lo fossero. Nel bene e nel male la fiction televisiva è l’equivalente dell’ormai perduto raccontarsi le storie nelle aie, nei cortili o nelle piazze di paese e, quindi, è qualcosa che serve anche a monitorare un’evoluzione dei costumi. Io, che doppio “Sentieri” da tanti anni, ho visto scientemente intraprendere delle battaglie e affrontare dei temi all’interno della soap-opera. Non mi dimenticherò mai che Camilla Cederna, che parecchi anni fa venne mandata dall’Espresso a fare un servizio sul mondo del doppiaggio, si invaghì perdutamente di “Sentieri”, al punto che, quando non riusciva a vederlo chiamava la direttrice di doppiaggio e si faceva raccontare gli episodi. E io, da quel momento, siccome ho stimato molto Camilla, mi sono sentita completamente assolta. Evviva “Sentieri”! Anche perché non dimentichiamo che questo tipo di trame narrative sono scritte dai più bravi del mondo e vanno a pescare negli archetipi più antichi e più classici. Ci ho anche fatto un pezzo di spettacolo su questa cosa. In “Beautiful”, appunto, ritrovi gli schemi narrativi di Antigone, con i fratelli e le sorelle che si sposano sempre e solo tra di loro. E’ sempre la stessa roba. Se funziona da 2.500 anni un motivo ci sarà.

Rimaniamo sul tema del doppiaggio. Mi sembra che si tratti di un mondo opposto a quello del palcoscenico: si vive perennemente dietro le quinte.
Certo, si vive dietro le quinte e si è al servizio dell’attore che doppi. Devi rispettare quello che dice lei o lui. Però è una tecnica che è interessante saper padroneggiare.

C’è qualcosa nel doppiaggio che il teatro non le dà?
No!... Beh, forse un po’ di piacevole buio. Uno dei problemi del teatro è il fatto di avere le luci concentrate sul palco e, magari, i tuoi occhi un po’ ne soffrono. Ma solo quello!

Passiamo ad un tema più serio: dopo tredici anni dalla prima rappresentazione, non è stanca di dover essere ancora “Stanca di Guerra”?
Io ero stanca dall’inizio. Quello che mi sgomenta è che quello spettacolo, che tredici anni fa parlava di qualcosa che si sapeva che c’era, ma che non ci riguardava particolarmente, non passa mai di moda e parla di una realtà che si sta avvicinando. La guerra è sempre più vicina a noi. Pensiamo a quello che sono stati il Kosovo, la guerra nella Ex Jugoslavia, la Cecenia, per non parlare dei teatri di guerra più classici, quelli mediorientali. E’ un ben triste primato poter dire “io ci ho pensato da prima e ve l’ho raccontato prima”. Forse la consolazione è che, quando recito “Stanca di Guerra”, mi rendo conto che la coscienza collettiva se ne occupa. E’ un tema rispetto al quale ci si sente in dovere di avere un’opinione, una posizione. Si cerca di capirlo e di affrontarlo. Almeno questo. Prima o poi riusciremo, spero, ad allontanarlo definitivamente.

Un’ultima domanda: ha qualche rimpianto nella sua carriera teatrale? C’è qualcosa che voleva fare ma che non è ancora riuscita a fare?
Beh, ci sono sicuramente delle cose che non sono riuscita a fare ma che spero di avere il tempo e l’energia di fare. Credo di essere stata estremamente fortunata, anche perché mi sono inventata un modo di fare teatro che è l’unione totale tra i miei modi espressivi e i contenuti che mi interessa metterci dentro, quindi direi che devo solo ringraziare.

Continua a leggere!