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By Marghe 

domenica 22 marzo 2009

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"Il Silenzio del Pianto"

Di Matteo Cavalieri


Piange Kamie, nel silenzio della sua capanna. 26 anni, ugandese e malata di Hiv da ormai 10 anni, Kamie conduce una vita semplice, fatta di duro lavoro per mantenere sè e sua figlia. Leonore ha 5 anni ed è malata come la madre di questa malattia che in Africa flagella ogni anno migliaia di bambini e che non ha risparmiato neppure Christopher, suo fratello, morto a soli 3 anni tra le grida e il dolore della madre. L’Aids ha flagellato la sua famiglia molti anni fa, ha ucciso il suo compagno e la sua famiglia e Kamie sa che, prima o poi, la priverà anche della sua “gioia”. Ma questa giovane ragazza non si arrende e lotta contro tutto e tutti per garantire un futuro a sua figlia: ogni giorno percorre 5 km a piedi con la figlia in braccio per portarla nel più vicino ospedale missionario e sentirsi ripetere che è malata e che difficilmente sopravvivrà in queste terribili condizioni igieniche e di salute. Kamie si sente incatenata ad una vita che non ha potuto scegliere, non riesce a capire le parole degli anziani missionari sulla “bontà divina” di un Dio che ha fatto morire i suoi cari e che le porterà via la sua ultima figlia. Non capisce, si sente presa in giro da questi missionari che sembrano aiutarla ma che non possono fornirle una cura per la piccola Leonore, che a volte le forniscono profilattici e a volte la accusano di averne fatto uso. Non capisce, sa soltanto che sua figlia un giorno morirà e che presto o tardi anche lei la seguirà.

E dinanzi a questa terribile storia, noi italiani, promotori di cultura e civiltà, non abbiamo saputo dare una risposta chiara e precisa a chi, in questi giorni, si è scagliato contro l’uso del preservativo in Africa affermando che esso non risolve la diffusione dell’Aids, ma al contrario abbiamo scelto di scrivere un’altra grigia pagina sul libro della nostra storia.

Perché? Questo mi chiedo e si chiede anche la giovane Kamie. Perché a differenza dei governi di Germania, Francia ed Inghilterra, che pubblicamente si sono scagliati contro le parole dure e vergognose del pontefice, dissociandosi dalle sue considerazioni, noi italiani abbiamo preferito difendere “il diritto della chiesa a dire ciò che pensa”, come se in passato questo fosse mai stato messo in discussione o proibito? Perché a differenza del governo dell’ormai alieno Zapatero, che ha inviato migliaia di preservativi in Africa subito dopo aver sentito le parole del pontefice, il governo italiano ha preferito difendere un’istituzione ormai logora, lontana dal reale e incapace di coglierne i problemi quale è diventata questa chiesa Romana?

Siamo così sicuri che Giovanni XXIII avrebbe apprezzato le parole dell’attuale pontefice tedesco, o forse anch’egli avrebbe manifestato il suo dissenso richiamando la Chiesa ad essere “una madre attenta ai bisogni dei suoi figli, difendendo la loro salute e la loro vita”?

Spero che la Chiesa non torni a chiedere perdono per gli errori commessi solo fra molti anni, come già in passato ha fatto, perché sono certo che i cattolici siano stanchi di piangere in silenzio e mandar giù ogni cosa.

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