Di Marco Montanari
Oggi volevo parlare di giochi e dare un pò di "nius" su alcuni buffi nuovi giochi per pc... Ma a furia di stare in macchina con la radio accesa, per sbrigare le ultime commissioni pre-laurea, mi sono convinto che ci sia un argomento bisognoso di discussione... due deliri che rischiano di rovinare l'esperienza degli utenti on-line.
Il primo interessante caso è quello della proposta di legge spacciata da Gabriella Carlucci, deputata del PdL, come anti-pedofilia e che, piuttosto, può essere definita anti-pirateria (il testo è infatti stato redatto dal presidente di UniVideo). Questa legge molto originale prevede una serie di regole che sono virtualmente giuste ma di fatto sbagliate. Vieterebbe l'immissione anonima in rete di "contenuti in qualsiasi forma". Un divieto che la Carlucci vorrebbe estendere anche a operatori e portali: i soggetti che rendono possibile l'anonimato "sono da ritenersi responsabili di ogni e qualsiasi reato, danno o violazione amministrativa cagionati ai danni di terzi e dello Stato" al pari degli utenti. Questa proposta è ai limiti della follia. Se la firma di un post è di gigi, potrebbe non essere stato gigi a mandare quel post. Potrei averlo fatto io, dopo essermi loggato con la sua coppia username/password. La domanda quindi è: è possibile avere un sistema per l'identificazione perfetta e continua? La risposta è semplice: no. Nel modo più assoluto. Ci sono esperimenti chiamati OpenID o Facebook Connect. Ma non proteggono da furto di identità.
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Il secondo delirio è del ministro Maroni, che - alla nascita - vorrebbe associare un indirizzo IP ad ogni cittadino. Questo non solo è impossibile concettualmente (non ci sono 56 milioni di indirizzi da sprecare), ma è anche inutile (un indirizzo IP è un indirizzo fisico del computer, non logico della persona). Sarebbe come dire che per questioni di sicurezza potete telefonare solo dal numero di casa. Il vostro numero telefonico fisso dovrebbe seguirvi in albergo, sul cellulare, ovunque. Una sola parola: impossibile, inutile, controproducente.
Evidentemente proteggere gli utenti (e quindi davvero mettere argine al problema della pedopornografia) è meno interessante che proteggere il vero autore della proposta di legge, ovvero Davide Rossi, presidente di UniVideo, che ha oculatamente inserito disposizioni sul diritto d'autore: "In relazione alle violazioni concernenti norme a tutela del Diritto d'Autore, dei Diritti Connessi e dei Sistemi ad Accesso Condizionato si applicano, senza alcuna eccezione le norme previste dalla Legge 633/41 e successive modificazioni", ovvero "LA PROPOSTA DI LEGGE BARBARESCHI VA APPLICATA!!!!". Meriterebbe un'analisi approfondita anche questa proposta, ma potremmo riassumerla in poche parole, dicendo che la SIAE (unica società privata che può imporre delle tasse al cittadino) dovrebbe gestire una piattaforma per la fruizione gratuita on-line di opere di ingegno, venendo finanziata in parte anche dai provider... che ovviamente non hanno di meglio da fare che pagare sommariamente cifre forfettarie per permettere a tutti gli utenti - fra i quali centri di ricerca che usano internet il 99% del tempo per comunicazioni e condivisione di dati privati - di usufruirne.
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