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By Marghe 

venerdì 13 marzo 2009

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CINEMA - Gran Torino

Di Margherita Marchioni



Questo venerdì parliamo di Clint Eastwood e del suo nuovo film Gran Torino. Il suo precedente lavoro da regista, Changeling, interpretato da Angelina Jolie, mi aveva lasciata perplessa e insoddisfatta. Stentavo infatti a riconoscere il Clint di Million Dollar Baby e di Mystic River: troppa carne al fuoco, sbrodolamenti eccessivi sui particolari macabri, sul voyerismo e sui luoghi comuni. Questa nuova pellicola, invece, mi ha folgorata per la sua franchezza e semplicità. L'atmosfera è molto simile a quella di The Wrestler. Personaggi soli ed emarginati che cercano di sopravvivere, in un mondo che continua a risputarli. Oltre a dirigere, Clint si cimenta anche nella recitazione e lo fa bene, anzi benissimo, perché il suo personaggio è uno di quelli che gli calzano a pennello.

Walt Kowalski ha combattuto in Corea e la guerra lo ha trasformato in un vecchio burbero con una bella faccia tosta. Non ci pensa due volte prima di mandare a quel paese il parroco. E nemmeno con i vicini di casa - coreani - ci va leggero. Riassumendo la sue condizione, come farebbe lui, si può dire che la sua casa è un'isola "bianca" nel mare di "musi gialli" che hanno invaso il quartiere. Sarà una macchina a unire le due realtà, la sua Ford Gran Torino. Il vecchio Walt tornerà a lottare non per combattere l'immigrazione, ma per sconfiggere il "male" che minaccia l'esistenza di un futuro migliore, un male senza colore né paese. Gran Torino è anche la storia di una grande amicizia, tra un giovane e un non più giovane, accomunati dalla mancanza di un posto nel mondo, un mondo che non comprendono e non amano e che, a sua volta, non li comprende e non li ama. Ma loro vanno avanti, perché, come dice Walt, “Me, I finish things, that’s what I do” ("Io le cose le finisco, questo è ciò che faccio").

Da vedere assolutamente.

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