È così che voglio ricordarmi di questa capitale bianca e gentile, che mi ha dato molto e che sicuramente mi mancherà. Se mai doveste passare di qui, vi suggerisco di considerare la visita ai monumenti come una lunga passeggiata. Non datevi tempi precisi, perché il ritmo elegante ma straordinariamente lento della città non vi sarà d’aiuto. Lasciatevi sorprendere da quel che troverete sulla via: molte delle cose più interessanti di DC sono all’aperto e non vi faranno sospirare per lunghe code o ambienti soffocanti. Seguite la folla, che al contrario di altre città americane è spesso composta da persone che viaggiano verso luoghi di cultura o eventi, piuttosto che uffici. Potreste trovarvi ad entrare in un edificio dove si tiene un dibattito gratuito con la partecipazione di Hillary Clinton, oppure, a una cifra modica per noi europei, è possibile riusciate a infilarvi ad un concerto della Filarmonica del Kennedy Center al quale Obama assiste in prima fila.
Venite dunque in città con amici, fidanzati, amanti con cui vi piace chiacchierare perché, questo bisogna ammetterlo, DC è la città della retorica e del parlato, e la cosa condiziona persino un semplice viaggiatore di passaggio. Nulla qui è ingessato, ma tutto è fluido, deliziosamente nascosto, a volte. Insomma, una città per astuti esploratori urbani.
A presto, con nuovi pensieri, questa volta sviluppati sotto il sole della California.
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