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By Marghe 

lunedì 6 aprile 2009

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ITALIANS: "Semana Santa: quando la religione diventa tradizione"

Di Elena Menini

Finalmente sono tornataaaa! Chiedo scusa ma il lavoro mi ha occupato gran parte delle giornate (e con gran parte intendo più o meno 12-15 ore al giorno) e, in più, il computer ha deciso di non funzionare per almeno due settimane! Comunque, ora sono più ricca ma anche molto più stanca. E non solo per colpa del lavoro!

Dovete sapere infatti che, proprio oggi, è iniziata a Siviglia la settimana più importante dell’anno, quella a cui un sivigliano "di origine controllata" non può rinunciare, quella settimana per la quale i bambini iniziano a fare il conto alla rovescia, appuntando ogni giorno che manca sul loro diario (un po’ come noi facevamo con le vacanze estive). E così, a forza di -40,-39, -38, -37 è arrivata: LA SEMANA SANTA.

Ora, visto il periodo e il nome, è abbastanza scontato che io stia parlando della settimana di Pasqua, che parte con la domenica delle palme (in spagnolo Domingo de Ramos) e si conclude con il giorno di Pasqua. Quello che non era per niente scontato e con cui ho dovuto fare i conti oggi, per la prima volta nella mia vita, è il fanatismo e la “religiosità” che si celano dietro a tutto questo.

Vi spiego meglio: durante la settimana, in tutto il centro di Siviglia, partono delle processioni che attraversano tutta la città. Queste processioni, ovviamente, sono composte da vari personaggi: si parte dai NAZARENI, ovvero persone comuni vestite con il tipico abito che noi attribuiamo al Ku Klux Klan, che cambia colore a seconda della hermandad di cui si fa parte (una specie di parrocchia). In termini numerici si va da 500 fino a 2000 membri A PROCESSIONE!!!!!

Questi buffi personaggi sono seguiti dal PASO che è niente di più che un altare, sorretto da 30-50 persone, tutte nascoste sotto la pesantissima impalcatura d'argento, che porta la Madonna e il Cristo (attenzione qua non c’è un solo Cristo e una sola Madonna, ogni processione ha i suoi e i nomi ovviamente cambiano). Le statue che rappresentano queste figure sono molto grandi e coperte da drappi e mantelli di velluto, bordati in oro, lavorati a mano e decorati con una serie di corone di fiori e candelabri in oro e argento che sono veri e propri pezzi d’antiquariato.

Dietro il paso arriva la BANDA, il cui compito è quello di rendere il tutto ancora più tetro di quanto già sia, suonando requiem e canzoni veramente deprimenti, a tratti persino angoscianti (prevalgono i tamburi e i tromboni, diciamo che proprio allegre non sono). Anche qui i componenti variano da 30 a 70.

Poi arrivano tutti i familiari di tutti i componenti del “PASO” che è anche il nome generico che si usa per la processione.Più tutta la gente che assiste ammassata sulle transenne o al bordo della strada.

E, cosa più importante, non si può attraversare un Paso. Bisogna aspettare che finisca o inventarsi le più svariate bugie: per esempio, io oggi ho adottato la tattica del “vivo giusto giusto in questa porta di fronte” e non ha comunque funzionato. Attraversare la processione è il pass-par-tout per l’Inferno.

Ma se non si vive la Semana Santa di persona è difficile immaginarsi la quantità di problemi e inconvenienti che può creare tutto questo e così cerco di spiegarvelo.

Numero uno: la processione esce dalla chiesa di cui fa parte, per poi farsi un bel giro in tutte le vie del centro (per chi fosse stato a Siviglia sa che le vie del centro, se sono grandi, sono poco più che tre metri di larghezza) e rientrare poi dopo 7-8 ore nella stessa chiesa da cui era uscita (pensate a quei poveretti che stanno 7-8 ore a sorreggere un altare che pesa tonnellate, per non pensare poi a quando devono entrare in alcune chiese la cui porta è troppo bassa e vanno avanti inginocchiati… credo che questo aprirebbe il Paradiso a chiunque)

Numero due:se ce ne fosse solo una al giorno sarebbe forse piacevole. Ma no. Ci sono una media di 10 processioni al giorno, che si incrociano, si scambiano, si attraversano, si mescolano, per tutto il centro. Risultato: tutte le strade sono chiuse o inagibili per la quantità di gente o perché proprio in quel momento ci si imbatte in un Paso (e in una città che ha il centro storico grande più o meno come quello di Bologna, capite che succede frequentemente nell’arco di una giornata).

Numero tre: vieni ricoperto di insulti solo perché, dopo ore di attesa, prendi il coraggio a due mani e decidi di sfidare le alte sfere e tutti i santi attraversando la processione. Hai già i nervi abbastanza tesi e la risposta sgarbata e maleducata ce l’hai sulla punta della lingua da quando hai messo piede fuori casa, soprattutto perché ti stai sorbendo tutto questo non per scelta personale, ma perché, in un modo o nell’altro, devi andare al lavoro. Vi assicuro che inimicarsi un Sivigliano non è divertente.

Numero quattro: secondo voi qual è il pit stop obbligatorio per tutte le processioni? La cattedrale.E secondo voi dove vivo io? Esattamente di fianco alla cattedrale e, con di fianco intendo A LATO della cattedrale. Le mie finestre si affacciano sulla piazza centrale.E secondo voi dove lavoro? Esattamente di fianco alla seconda piazza più importante in questa settimana: riassumendo, ci metto due ore e passa per fare un tragitto che normalmente copro in 10 minuti, camminando senza fretta e ascoltando il mio iPod.

Numero cinque e poi concludo: come vi dicevo Siviglia ha una popolazione di più o meno 700.000 abitanti: durante la Settimana Santa arriva a 3 milioni: gli alberghi sono affollatissimi, la gente (io inclusa) affitta camere, finestre e balconi e riesce a pagarsi due mesi di affitto, insomma anche di notte, quando tutto è “tranquillo”, c’è veramente tanta gente in giro.

Il giorno peggiore è il Giovedì santo o come viene chiamato qua, LA MADRUGA’.
“Madrugar” in spagnolo significa fare le ore piccole e questo è quello che fanno le processioni: escono dalle varie chiese all’una di pomeriggio per poi rientrarvi solo alle 3 del pomeriggio dopo…un after hour di requiem, incappucciati inquietanti e tonnellate di persone sedute o in piedi, aspettando di vedere un altare, che è esattamente uguale a quello che hanno visto un’ora prima, nella via accanto.

E allora io mi chiedo: con tutta questa dedizione e fede, le chiese alla domenica, alla messa, saranno piene di gente. Ma neanche per sogno. E’ solo in questa occasione che tutto si mescola: molti di quelli che partecipano attivamente alla processione, nazareni, portantini, fans, nella maggior parte dei casi non sanno neanche cos’è una messa. Entrano il sabato prima in massa in chiesa, per confessarsi, per poter affrontare la settimana ed espiare i loro peccati, si schiacciano le vertebre (e succede davvero), si distruggono le schiene e le gambe, portano enormi croci di legno e tutto questo per cosa? Religione? No. Non si tratta più di religione, questo non ha niente a che vedere con la sacralità della Pasqua. E’ semplicemente una tradizione a cui non si può mancare, una specie di obbligo morale verso la città e una scusa per stare a casa dal lavoro una settimana intera.

E a noi che siamo guiri, "stranieri" come ci chiamano qua, che cosa ci rimane? Nervosismo per tutta la settimana, arriviamo a disprezzare la Semana Santa prima ancora di vederla, non la guardiamo più con occhi obbiettivi: siamo completamente condizionati, la nostra vita, il nostro ritmo di vita, viene completamente condizionato. Perfino il mio cane è disorientato e non sa più da che parte si va per andare al parco. Si accontenta del cortile interno. E cosi farò io: andrò al lavoro con il sorriso perché so che Gesù vorrebbe cosi e la Madonna anche… e che forse guardano dall’alto e pensano: ma tutta questa cosa è davvero necessaria?

Sarò blasfema, forse qualcuno mi immaginerà a bruciare su un rogo e forse dovrebbe chiedersi dove finisce la religione e dove inizia il fanatismo: ma questo mi fa capire che “tutto il mondo è paese” e che, se qualcuno conoscesse la risposta, non ci troveremmo con tanti morti in nome di Dio.
Amen.

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