Di Veronica Lenzi
Se sulla East Coast questo sentimento si perde in gran parte fra grattacieli eleganti e un sentito fervore culturale, dal Midwest in avanti, fino alle coste del Pacifico, l’America si dispiega come un continente senza mezze misure. Succede così che il giovane europeo, magari un po’ nostalgico della dimensione maggiormente umana del Vecchio Continente, ricerchi all’interno del campus (o del quartiere in cui risiede) la sensazione del paese, della piccola città ancora chiusa fra le mura medievali. Così facendo, non si accorge, forse, di stare seguendo esattamente la regola di vita dell’americano medio: vivere in un grande paese, ma garantirsi un vicinato conosciuto e controllabile.
I quartieri benestanti di Los Angeles (escludendo quelli per ricconi) sono piccoli castelli dorati, uno vicino all’altro, ma quasi impermeabili, in modo da ricreare tanti piccoli villaggi in una città altrimenti immensa e per molti aspetti alienante. Da studentessa, spenderò due parole su Westwood, il quartiere dove si sviluppa UCLA. Come è prevedibile, l’età media del circondario non supera di molto i vent’anni, e ogni sera (escludendo rigorosamente le settimane degli esami finali) c’è qualche festa a ricordarlo. Stranamente i negozi che si estendono nel quartiere non sono però i classici supermarket economici o i pub per tasche vuote. Sarà che siamo nella glam city, ma nel ristretto arco di qualche km quadrato è possibile trovare una pasticceria francese, una decina di ristoranti che variano dal thai, all’americano, al vegano, un negozio di racchette da tennis dove non accettano carte di credito (forse l’unico in America), fiorai, italian deli e persino una piccola falegnameria. L’università coabita in armonia con questa cittadina nella città, ma difficilmente vedrete studenti comportarsi da studenti fuori da Westwood. Allo stesso modo, non vedrete mai alcuni tipi di automobili, o di persone, fuori da Bel Air.
Il prezzo da pagare per rendere un'anima intima e domestica a una città che è stata costruita sull’esagerazione e sulle luci della ribalta è vivere in gabbie dorate che non comunicano fra loro, impedendo quindi una reale dimensione collettiva. Così, il giovane europeo si accorge, con un po’ di presunzione che fatica ad essere lavata via, che l’America è grande e varia, ma che spesso sono gli americani per primi a non saperlo, o a non ricordarlo più… mentre il Vecchio Continente, forse per le sue dimensioni ristrette o le sue lotte intestine, forse per qualche gene da esploratore che ancora permane nei suoi abitanti, è più abituato a guardare oltre (e dentro) i propri confini.
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